Vite disperate nelle periferie urbane e drammatiche navigazioni nel Mediterraneo in cerca della salvezza o di una patria si intravvedono, motivi generati dall’attualità, nelle scelte di viaggio dell’Associazione Voglia di Leggere Ines Martorano.
La lettura (con relativa conversazione) del romanzo “Una vita violenta” di Pasolini induce a rendere omaggio alla scultura commemorativa nell’idroscalo di Ostia, luogo della sua morte.
Ma non si perde l’occasione di visitare alcuni luoghi – chiave del Mediterraneo antico.
Le attuali vicende di profughi e migranti richiamano letture classiche (Eneide e Odissea), da ravvivare con l’apporto dell’archeologia e di moderne, efficaci presentazioni musicali.
A Lavinium (oggi Pratica di Mare), antica capitale dei Latini, vicinissima a Tor Vaianica, punto di attracco di Enea secondo la leggenda, nel museo “Lavinium” le nitide, illuminanti spiegazioni della dott.ssa Galante rendono parlanti per noi i reperti del ricco deposito votivo del santuario di Minerva Tritonia (statue, ex-voto, gioielli …). Ammirevole anche il dispositivo di presentazione: gli iniziali riferimenti all’Eneide si arricchiscono via via con installazioni, allestimenti scenografici, ricostruzioni in 3D, colone sonore. Molto attraenti le animazioni sul mondo delle donne e la tessitura, e i filmati sul viaggio di Enea e sulla costruzione di una nave nell’età del bronzo.
Il fitto, affasciante discorso sulla storia antica del luogo, sui criteri, le tecniche, le vicende dell’archeologia viene ripreso, nell’area del Satuario dei 12 altari di Giacomo Castro,presidente dell’Associazione culturale “Latium vetus”, e da un componente del team autore dello scavo. In questo luogo, dove si ha quasi l’impressione di entrare in uno scavo in corso, grazie alle parole degli esperti si perfeziona la comprensione del lavoro di scavo e di ricerca.
Di fronte al tumulo sepolcrale denominato “Heroon di Enea” ci viene spiegata la sovrapposizione tra la tomba dedicata allo storico Re legislatore e costruttore delle mura di Lavinium (VII sec. a.C.) e il preesistente culto del mitico eroe fondatore, Enea.
Anche il volto di Ulisse ritorna più volte in forma di scultura, pittura, incisione ad Ardea, nel “Museo Giacomo Manzù”. Con queste sembianze Manzùha rappresentato se stesso, con una sovrapposizione che corrisponde a un possibile ritratto interiore dell’artista, moderno Ulisse approdato alla sua Itaca: Ardea, luogo per eccellenza degli affetti e dell’arte. Il puntuale e partecipato commento di Giacomo Castro e Viviana Amato è molto utile per comprendere più a fondo un’opera fedele alla cifra figurativa, di lettura apparentemente non difficile, ma in realtà aperta a rielaborare l’influsso di varie ricerche moderne e contemporanee. Una ricca e complessa cultura (da una parte Medardo Rosso e Degas, dall’altra Donatello) accompagna lo scultore a realizzazioni vive, non retoriche. Esempio convincente il bronzo del piccolo “David”. Il ragazzino raccoglie il sasso: la sua postura è naturale, anti-monumentale. Ma la sua umiltà creaturale si riscatta nella resa della posizione rannicchiata: nella sapiente compressione dell’anatomia avvertiamo un raccoglimento carico di energia.
La felice pendolarità del programma ci riporta alla storia dell’antica Roma. Si unisce ancora a noi Giacomo Castro come guida della conoscenza di Ostia Antica, sul lastricato originale lungo il decumano che taglia gli scavi. L’evoluzione della città da piccolo castrum a importante base navale militare, a porto commerciale vitale per Roma riguardo all’approvvigionamento di grano prima, e poi a centro direzionale e amministrativo di un più grande e funzionale vicino porto viene ricostruita nei punti significativi dall’informatissimo racconto di Giacomo. Riscontriamo così nell’organica articolazione urbanistica la sempre più ricca monumentazione, lo sviluppo dei servizi, mentre passiamo dal sepolcreto alle locande, dalla caserma dei vigili del fuoco di Mitrei (culto del dio Mitra), al teatro, ai caseggiati (insulae).
Intanto ci deliziamo osservando, nel caseggiato detto del cane Monnus, gli animali marini e il cane scodinzolante ritratti nel mosaico. Analoga attrattiva esercitano gli altri eleganti, raffinati mosaici delle Terme di Nettuno, mentre quelli del Piazzale delle Corporazioni, con la vivacità delle loro scene di attività marittime, fanno pensare di trovarsi in presenza di uffici di rappresentanza degli armatori che commerciavano con Ostia.
A Pomezia la consuetudine di incontrare le Biblioteche e/o i Gruppi di lettura locali ci porta nella sede accogliente, funzionale, gradevolmente arredata della Biblioteca Comunale. qui, incontrando il Direttore e alcuni membri del Consiglio Comunale, avviene lo scambio di informazioni su esperienze, idee e progetti. Ascoltiamo con grande interesse l’illustrazione relativa al Fondo di storia locale e il racconto del signor Pietro, ultimo colono rimasto tra i fondatori della città moderna di Pomezia (anno 1938), nel contesto della bonifica delle Paludi Pontine.
E’ impossibile raccontare degnamente il magico percorso della Tenuta Presidenziale di Castelponziano, Riserva Naturale dello Stato. Della lunga, illustre storia delle residenze e del lussureggiante, complesso sistema ambientale dovremmo contentarci di una prima, se pur stupefatta, impressione se non avessimo una guida all’altezza. La lucida e vulcanica Sovraintendente Laura Catalani, col suo commento torrenziale e avvincente, continuamente mosso tra scienze naturali e ambientali, storia, arte, archeologia, aneddotica, considerazioni di politica ambientale e culturale, aggiunge un opportuno corredo di conoscenze alla gioia degli occhi e agli scatti dell’immaginazione. Alla fine, ci si saluta di fronte ad un leccio antico di 650 anni, alla cui base è tornato alla luce un antico forno di età romana.
Raggiungiamo l’ultima sezione seguendo il suggestivo cordone litoraneo delle dune coperte di vegetazione mediterranea. Sostiamo di fronte alla scultura commemorativa di Mario Rosati in onore di Pasolini, incivilmente daneggiata di recente, vicino al punto della sua morte. Il luogo, già degradato e ridotto a discarica, è stato trasformato in un parco ecologico dal prezioso lavoro della LIPU di Ostia, che lo ha reso praticabile per attività ecologiche, ricreative e culturali, con il nome di Centro Habitat Mediterraneo. Alcuni giovani della LIPU ce ne raccontano la storia.
Nel ritorno si riaffacciano vivide e gratificanti alla mente le immagini di ciò che abbiamo visto e appreso. Non sarebbe potuto accadere allo stesso livello qualitativo se le persone che ci hanno fatto da guida non ci avessero offerto la loro professionalità, il loro amore per la propria terra e per la cultura, le loro capacità comunicative. Le ripensiamo con stima e gratitudine.

Bruno Rivalta